Tra dipendenza
ed emancipazione

Guerra in Ucraina
e crisi alimentare in Africa

wicker basket on rice grains

Mohamed Scego è un imprenditore africano di origine somala. Figlio di Ali Omar Scego, ex primo governatore di Mogadiscio, e fratello della celebre scrittrice Igiaba Scego, si interessa all’economia fin da giovane, viaggiando tra un continente e l’altro.  

Proprio il suo interesse per l’economia, tradotto in studio, e i suoi frequenti viaggi in America, in Europa e in Asia fanno di lui un conoscitore tanto sulla carta quanto di persona dell’attuale politica economica globale. Scego racconta che l'economia africana gli sta particolarmente a cuore: è infatti in Africa che ha scelto di vivere e di lavorare.

“L’Africa sta vivendo un momento davvero difficile a causa della guerra in corso tra Russia e Ucraina”.

La forte dipendenza alimentare del continente africano rispetto a questi paesi è ben nota. La Banca africana di Sviluppo, per tentare di far fronte alla possibile crisi alimentare dovuta al conflitto, ha di recente approvato un programma di crescita, l’African Emergency Food Production Facility, che prevede un finanziamento di 1,5 miliardi di dollari per favorire lo sviluppo dell’agricoltura nel continente. Un piccolo passo verso l’emancipazione?

three women carrying basin while walking barefoot

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Dipendenza

“Il nostro paese dipende in modo significativo dalle importazioni di cibo, soprattutto di grano, proveniente tanto dalla Russia quanto dall’Ucraina. In particolare, la Somalia importa il 100% del proprio fabbisogno di grano dalla Russia e dall’Ucraina. Il blocco dei silos al largo del porto di Odessa - afferma Scego - rappresenta un grave problema”.

Secondo la Conferenza delle Nazioni unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), tra il 2018 e il 2020 l'Africa ha importato grano da Russia e Ucraina per un valore che ammonta rispettivamente a 3,5 e 1,5 miliardi di dollari. Un valore per nulla trascurabile, che, a ormai quattro mesi dall'invasione russa in Ucraina, fa parlare del rischio di una vera e propria crisi alimentare.

Questo riguarda da vicino un paese come la Somalia, la quale (dati UNCTAD) importa il 100% del proprio fabbisogno di grano dai due paesi attualmente in guerra. La situazione per la popolazione somala è inoltre aggravata dalla quarta stagione consecutiva di siccità, che ha causato un aumento generale dei prezzi, favorito dalla crescita del tasso di inflazione a livello globale.

Soltanto nel 2011, il paese si trovò ad affrontare una terribile carestia che provocò la morte di circa 240mila persone. A poco più di dieci anni di distanza, la Somalia, “già in stato di povertà, di siccità, di guerre civili”, rischia nuovamente una preoccupante crisi umanitaria.

Emancipazione?

Di fronte allo scenario che si profila per il continente, l'African Development Bank (AfDB) ha messo in campo una strategia di investimenti con lo scopo di incoraggiare lo sviluppo della produzione agricola locale. Si tratta dell'African Emergency Food Production Facility, un'iniziativa di supporto per i piccoli agricoltori che prevede un investimento di 1,5 miliardi di dollari da parte dell'AfDB. Lo scopo è quello di fornire sementi certificate e favorire l'accesso a fertilizzanti agricoli per 20 milioni di coltivatori.

Stando alle stime della Banca africana di Sviluppo il piano di investimenti porterebbe, nel breve periodo, a produrre 38 milioni di tonnellate di cibo tra grano, mais, riso e soia, con una crescita in due anni di 12 miliardi di dollari per la produzione agricola. Un tentativo, questo, di svincolarsi dalla dipendenza dalle importazioni di beni alimentari, che sembrerebbe un piccolo step verso l’emancipazione dell’economia alimentare africana.

“So che la Banca africana di Sviluppo ha stanziato con il programma African Emergency Food Production Facility la cifra di 1 miliardo e 500 milioni, ma non credo che questo possa bastare”.

Per Scego, sia i tempi che i modi dell’azione per far fronte ai problemi legati alla produzione alimentare in Africa non sono efficaci.

“Già da sei/ otto mesi non piove in Somalia. Parlare solo oggi della crisi alimentare, penso che sia abbastanza grave”.

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Photo by Eva Blue on Unsplash

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